Il mio appennino

"Il mio Appennino é un luogo di struggente bellezza, in cui una esigua minoranza di umanità, non riducibile a dimora urbana, si nutre di piccoli eroismi quotidiani, fronteggiando il fallimento, l'abbandono e la scomparsa.

Il mio Appennino frana, irrimediabilmente. Frana il terreno, a ricomporre un paesaggio mutevole. Si sgretola il corpo antico della civiltà, della cristianità d'Occidente, svezzata tra monasteri ed eremi, borghi e castelli, in cui si é tramandato, ruminandolo, ció che restava dell'antecedente, ed é stato imbastito quel futuro che é il nostro passato, in un orizzonte redento dall'incarnazione.
Passione, Morte, Ressurezzione, Ascensione, nell'attesa della tua venuta.
Un tempo incombente poi imminente poi dilutio poi si è perso il conto.
Cittadino è diventato sinonimo di uomo libero, depositario di diritti inalienabili, proteso ad una realizzazione disincarnata e massificata: produttore, consumatore, utente; in uno spazio tecnologico in cui la connessione riduce il tempo ad una perenne consecuzione di immediatezza, sdradicato in ogni contesto storico e geografico, a sè.

Il mio Appennino concede la percezione del collasso materiale e spirituale di una civiltà, ma permette di affinare lo sguardo sul non invano di ciò che ci ha preceduto.
Non vorrei essere che qui, in questa incerta ora.
Un contesto economicamente fallimentare, politicamente insignificante, socialmente perdente, eppure qui riluce la vita nella sua essenzialitá, riluce la vita nel suo mistero."

Giovanni Lindo Ferretti, Il mio Appennino, da Bella gente d'Appennino

Il mio appennino trema, di tanto in tanto.

Luca

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